‘Non voglio più andare a scuola!’: piccole storie di dispersione scolastica

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‘Non voglio più andare a scuola!’: piccole storie di dispersione scolastica

Come accorgersi che il proprio figlio è a rischio dispersione?

La dispersione scolastica è il punto di arrivo di una miccia che si innesca molto prima dello scoppio della bomba. La decisione di abbandonare gli studi, considerando che questa scelta andrà a influenzare negativamente la propria vita e il proprio percorso professionale, è il risultato di richieste di aiuto rimaste inascoltate. Non per disinteresse, ma perché spesso i segnali del disagio non sono di facile lettura.

Ci sono comportamenti che vengono considerati predittivi dell’insuccesso e dell’abbandono. Alcuni di questi si manifestano già nei primi mesi di scuola e, se svalutati, possono portare il ragazzo a rinunciare a gettare le basi di un futuro professionale qualificato. Ecco alcuni campanelli d’allarme che segnalano una situazione critica che, una volta individuata e affrontata, può ‘spegnere la miccia’ della dispersione scolastica.

irregolarità nella frequenza

La fatica a frequentare le lezioni con regolarità è un primo segnale. Le motivazioni possono essere diverse. C’è chi come Giorgio, decide di marinare costantemente le lezioni. Quando i genitori scoprono che passa mattinate intere gironzolando con gli amici per la città, ormai ha accumulato un numero significativo di assenze. Per Giulia, invece, frequentare la scuola è diventato impossibile. Ogni mattina, mentre si prepara per uscire, viene investita da fortissimi crampi alla pancia. Le fitte svaniscono solo in tarda mattinata e nel pomeriggio. Le opportune visite mediche del caso non hanno lasciato dubbi: il dolore è di natura psicosomatica. Il disagio scolastico, infatti, può portare l’insorgere di diversi sintomi (mal di testa, mal di pancia, palpitazioni, giramenti di testa) di natura psicologica che compaiono, solitamente, proprio mentre ci si sta preparando ad andare a scuola, per poi sparire magicamente durante il resto della giornata o nei giorni festivi.

CONTINUI RITARDI

Un altro segnale riguarda il mancato rispetto degli orari. Ogni mattina per Martina è la stessa storia: suona la sveglia, la spegne, risuona, la rispegne, fino ad arrivare all’ora in cui sa che il treno per arrivare in orario in classe è perso. Claudia, invece, si sveglia con estrema puntualità, per poi, tuttavia, perdere intere mezzore a prepararsi, con lo stesso esito: il suo autobus parte senza di lei. Il ‘ritardo patologico’ può assumere forme e dinamiche diverse, ma ha sempre lo stesso effetto: creare uno stato d’ansia legato alla frequenza scolastica.

MANCATE AMMISSIONI AGLI ANNI SUCCESSIVI

Ripetuti fallimenti sul piano del rendimento possono indurre a rifiutare una realtà vissuta come frustrante. Francesco sta frequentando la prima superiore per la terza volta. A quasi 17 anni, molteplici possibilità formative gli sono precluse, anche perché la sua motivazione allo studio è calata di anno in anno. Quando si parla della scuola, Francesco sorride e alza le spalle, come se quella condizione che andrà a ricadere e influenzare il resto della sua vita non sia poi così importante: anche l’indifferenza è manifestazione di una situazione di malessere. Altre volte il disagio si può esprimere con sentimenti di rabbia nei confronti della scuola, vista come la causa dell’insuccesso. Queste circostanze hanno un esito comune: un abbassamento generale del senso di adeguatezza e dell’autostima.

difficoltà A MANTENERE UN COMPORTAMENTO ADEGUATO ALL’INTERNO DEL GRUPPO CLASSE

La demotivazione si manifesta soprattutto attraverso il comportamento. Tommaso anche alle medie è stato un ragazzo vivace, ma nel momento in cui ha incominciato la scuola superiore, la situazione è diventata estrema. La sua incapacità a rispettare le regole e il lavoro degli insegnanti, lo ha portato a collezionare una serie di note comportamentali, fino ad arrivare alla sospensione. Un ragazzo demotivato diventa spesso ingestibile all’interno del gruppo: può assumere atteggiamenti provocatori, palesare il proprio disinteresse, diventare un leader negativo ed influenzare il clima dell’intera classe.

MANIFESTAZIONE FIN DAI PRIMI GIORNI DI INSODDISFAZIONE VERSO IL NUOVO PERCORSO DI STUDI

Spesso i ragazzi manifestano sin da subito le proprie perplessità. ‘Mi sa che ho sbagliato scuola…’ ha detto Chiara sconsolata dopo qualche settimana di frequenza ai suoi genitori. ‘Abbi pazienza, come fai ad averlo capito dopo così poco tempo!’, le hanno risposto entrambi. La demotivazione di Chiara l’ha accompagnata durante tutto l’anno scolastico, fino alla fine, quando è stata bocciata. Nel momento in cui i ragazzi esprimono i propri dubbi, è decisivo dare ad essi un peso e non liquidarli con soluzioni superficiali ed improduttive.

All’insorgere di questi segnali, è importante fermarsi ed interrogarsi prima di tutto sulla scelta. Nei primi mesi, bisogna monitorare le eventuali difficoltà, cercando di non interpretare il comportamento del ragazzo solamente come ‘mancanza di voglia di studiare’, ma analizzando cosa esso voglia dirci, quale tipo di disagio porti e come sia possibile risolverlo.

Spesso è sufficiente mettersi in ascolto e cercare di comprendere la natura di tali difficoltà. È sempre utile, poi, capire se il problema sia di natura psicologica o di natura orientativa. Nel primo caso sarà necessario l’intervento di uno psicologo per dare voce a ciò che il sintomo o il comportamento patologico nasconde, nel secondo sarà sufficiente individuare un nuovo percorso di scuola, più rispondente ad attitudini, interessi e caratteristiche del ragazzo.

Per conoscere meglio il fenomeno della dispersione scolastica puoi leggere l’articolo ‘Dispersione scolastica: perché i ragazzi lasciano la scuola?’.

 

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